LA PAROLA AL PARROCO – 8 DICEMBRE 2024

RAGAZZI E RAGAZZE ACUTIS-SIMI

Lo scorso 20 novembre papa Francesco ha annunciato che Carlo Acutis, il giovane milanese “in gambissima” stroncato da una leucemia fulminante nel 2006 all’età di 15 anni, sarà canonizzato (cioè proclamato “santo”) il prossimo 27 aprile 2025 durante la convocazione mondiale degli Adolescenti per il Giubileo a Roma: una magnifica notizia!

Nelle nostre Comunità, infatti, Carlo non è solo un personaggio conosciuto, ma familiare, anzi, “di casa”: la
chiesa arcipretale di Calcio, nella cappella del battistero, custodisce una sua reliquia, ultimo dono di don Fabio, che l’ha cercata e ottenuta, e consegnata alla nostra venerazione prima del suo trasferimento a Pandino.

Personalmente è da molti anni che sono affezionato a Carlo, da quando, cioè, sono state pubblicate le sue primissime biografie ed ho “incrociato” la sua storia di adolescente intelligente, simpatico, vivace, sportivo, super-esperto di informatica e, nello stesso tempo, sobrio e umile, innamorato di Gesù Eucarestia e di Maria Immacolata, molto sensibile verso i poveri…

Insomma un modello di vita cristiana giovanile da coinvolgere nell’avventura educativa di un Oratorio. A lui, nella parrocchia in cui ero precedentemente, ho voluto fosse intitolata la nuova e ri-fondata Polisportiva oratoriana: non solo intitolata ma, soprattutto, ispirata… nello stile, nei valori, nella forma e nella sostanza. Papa Francesco, nella sua Esortazione Apostolica “Christus vivit” indirizzata alla gioventù di oggi, definisce Carlo “creativo e geniale” nell’ambito, modernissimo e “influente”, della comunicazione tecnologicamente avanzata.

Scrive il Santo Padre: «Internet e le reti sociali hanno creato un nuovo modo di comunicare e stabilire legami, e sono una piazza in cui i giovani trascorrono molto tempo e si incontrano facilmente… Essi costituiscono una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione…». Tuttavia, avvisa il pontefice «l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza… I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà… Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo».

Dunque, ci voleva proprio, nell’era digitale, un modello, anzi un “santo”, e per di più adolescente, che proponesse ai suoi coetanei – e non solo a loro – uno sguardo evangelico sul mondo del web, e che fosse un “influencer positivo”. Così lo spiega papa Francesco: «Carlo sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri… In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro… Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”».

Un’espressione, quest’ultima, che ho ripreso e citato anch’io nell’omelìa della S. Messa di Prima Comunione a Calcio, lo scorso 24 novembre, additando ai nostri ragazzi e ragazze l’esempio di Carlo, la gigantografia del quale campeggiava sotto i loro occhi, proprio davanti all’altare. Un gruppo di loro, poi, lo scorso fine-settimana, accompagnati da don Michele e dalle catechiste, ha pellegrinato ad Assisi sostando sulla sua tomba nella “chiesa della spogliazione”: “Un’esperienza bellissima – commenta il Don dell’Oratorio – nella quale i ragazzi si sono coinvolti in pieno, con una intensità spirituale talvolta perfino commovente!”. Ed è quanto basta per convincermi: d’ora in poi mi prenderò la licenza di soprannominarli “Acutissimi”. La definizione, a prima vista forse irriguardosa, è invece un invito, anzi una consegna.

“Acutissimi” è un aggettivo superlativo: indica la chiamata “superlativa” ad imitare un amico “superlativo” come il giovane Acutis. Per vivere, oggi, da ragazzi e ragazze superlativi… evangelicamente trasgressivi e del tutto originali.

Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre 2024