“Signore, Tu mi scruti e mi conosci”. Questo incipit mi ha sempre affascinata, emozionata, rassicurata, responsabilizzata. Penso a questo Salmo quando mi sento abbattuta perchè il percorso con i ragazzi della Mistagogia, a cui mi dedico in parrocchia, non sembra dare i suoi frutti.
Pieni di vita, entusiasti, apatici, rispettosi, agitati, discoli: insomma, questi ragazzi sono un mondo variegato di persone in crescita tra stimoli e realtà di varia natura in cui si inserisce la proposta della Mistagogia.
Già: una proposta.
Nulla di obbligatorio perché i Sacramenti ormai sono stati ricevuti per cui ora si tratta di scegliere di viverli. E i ragazzi sanno scegliere, ne sono certa, sanno percepire la ricchezza della Parola.
Alcuni sono già in grado di apprezzare la ricchezza della Parola scritta. Altri hanno bisogno di sentirsela raccontare e di vederla vissuta in chi si dedica a loro.
La Mistagogia vuole suscitare la voglia di vivere la Parola in prima persona. E vivere la Parola significa per i preadolescenti mettersi al servizio, già lo possono fare, ma anche accettare l’aiuto, il rimprovero, la vicinanza dell’educatore, del Don, dell’adulto.
La loro è un’età insidiosa, di passaggio, di cambiamenti repentini. E noi educatori li vediamo per una parte molto limitata del loro tempo, magari non conosciamo a fondo le loro realtà familiari, spesso nulla della scuola che frequentano; quindi non è semplice essere incisivi ed efficaci: non perché si voglia “avere successo” ma perché si desidera solo il loro bene.
Nonostante tutto questo, nonostante la concorrenza di proposte più allettanti e leggere.
La Mistagogia cerca di dare ai ragazzi una dimensione nella vita della Comunità forti dei Sacramenti ricevuti per accompagnarli all’età adolescenziale e giovanile dentro la Parrocchia. I numeri non sono incredibili; questo dispiace perché significa che non molti scelgono di far crescere l’anima, il cuore e la fede oltre alle altre doti che i ragazzi hanno e che assieme all’anima, al cuore e alla fede li renderanno delle “belle persone”.
Eppure il gruppo ristretto, che sceglie di esserci, permette a chi lo gestisce un approccio personale: questo è fondamentale. E anche se non sempre i ragazzi sono disposti a lasciarsi scoprire dall’adulto, voglio sperare che si lascino scoprire dal Signore che ci scruta e ci conosce, che si fidino del Suo Bene e si convincano di quanto la vita cristiana come Lui la propone è ricca per loro stessi e per chi con loro la condivide.
Una catechista, a nome del Team dei Mistagochisti
(catechisti della mistagogia)
Ultimo aggiornamento: 10 Maggio 2020