I SEGNI DELLA PASQUA
Nel corso della Quaresima mi sono ritrovato, quasi senza volerlo, a citare spesso – nelle omelìe o durante la “Via Crucis” – don Primo Mazzolari, sacerdote cremonese, arciprete di Bozzolo: la Chiesa lo ha riconosciuto “venerabile”, ed è in corso il processo per la causa di beatificazione.
Per non smentirmi e per augurarvi una santa Pasqua vi propongo, pertanto, uno scritto di don Primo, che porta la data del 1° aprile 1936 ed un titolo curioso: “I segni della Pasqua”. Le parole di Mazzolari, ancorchè datate, sono sempre stimolanti e il suo messaggio estremamente attuale.
«I segni della Pasqua del Signore li possono vedere anche coloro che non credono: ma i segni della nostra Pasqua dove sono? Perché essi appaiano e ognuno li veda, è necessario che i cristiani compiano in se stessi ciò che manca alla passione di Cristo. Noi siamo tuttora nella fase del rifiuto: “Allontana da me questo calice!”. Quando avremo la forza da aggiungere: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”? Questa è la prima condizione, convalidata dall’esempio del Maestro… Ogni rifiuto di bere la nostra sorsata di dolore comporta la legittimità del soffrire degli altri e l’aggravamento di esso. La mia croce va a cadere
sulle spalle di questi e di quelli e quando li vedo a terra gravati dal mio carico, ho persino la spudoratezza d’incolparli dell’andar male di ogni cosa. Chi rifiuta il Calvario, non fa la Pasqua. Fa la Pasqua chi porta la propria croce e dà mano alle spalle degli altri. “Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?” gli chiedono i discepoli. Ma non c’è più bisogno di chiederglielo.Sappiamo dove si fa la Pasqua: passa attraverso i segni dei chiodi. Non ce n’è un’altra. Noi cristiani abbiamo fretta di vedere i segni della Pasqua del Signore, e quasi gli muoviamo rimprovero di ogni indugio, che fa parte del mistero della Redenzione. I non cristiani hanno fretta di vedere i segni della nostra Pasqua, che aiutano a capire i segni della Pasqua del Signore. Un sepolcro imbiancato di fuori ma dentro pieno di marciume, non è un sepolcro glorioso. Chi mette insieme pesanti fardelli per caricarli sulle spalle degli altri, senza smuoverli nemmeno con un dito, è fuori della Pasqua. Chi fa le sue opere per richiamare l’attenzione della gente, invitando stampa e televisione, non vede la Pasqua. Chi chiude il Regno dei Cieli in faccia agli uomini per mancanza dì misericordia, non sente la Pasqua. Chi paga le piccole decime e trascura la giustizia, la misericordia e la fedeltà, rinnega la Pasqua. Chi lava il piatto dall’esterno mentre dentro è pieno di rapina e d’intemperanza, non fa posto alla Pasqua. Oggi è Pasqua, anche se noi non siamo anime pasquali: il sepolcro si spalanca ugualmente e l’alleluia della vita esulta perfino nell’aria e nei campi; ma chi, sulle strade dell’uomo, questa mattina, sa camminargli accanto e, lungo il cammino, risollevargli il cuore? Una cristianità che s’incanta dietro memorie e che ripete, senza spasimo, gesti e parole divine, e per la quale l’Alleluia è soltanto un rito, e non ha trasfigurante irradiazione della fede e della gioia, nella vita che vince il male e la morte dell’uomo, come può comunicare i segni della Pasqua?» .
Ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2025