LA PAROLA AL PARROCO, 30 Marzo 2025

DON MASSIMO E… LA GRAZIA DEGLI INIZI

Il volume nel quale sono raccolti gli scritti di don Massimo Morselli, che riflettono gli slanci interiori e il tribolato discernimento vocazionale del seminarista, i sogni e le fatiche pastorali del prete, porta un titolo emblematico: “Attraversati dal vento…”.

Vi intuisco un implicito riferimento poetico, oltre che teologico e simbolico, allo Spirito Santo, alito divino, anima del creato, “respiro del primo Adamo, vita di ogni vita”, mistico cuore del mondo: all’azione misteriosa del quale don Massimo volle intitolare il suo “blog”, ovvero lo spazio digitale in cui rendeva «d’uso pubblico la cavedagna d’un campetto privato» con l’intenzione di condividere e moltiplicare, anzichè sotterrare – come raccomandano, del resto, le parabole evangeliche – il talento, anzi il tesoro del suo vissuto di uomo, di cristiano e di prete. Offrendo, da “pellegrino” solidale con qualsiasi viandante, l’esperienza di «strade, campi, scrosci di pioggia su terre riarse, morbide nevicate, nebbie silenziose, ma soprattutto cuori…».

Anche noi, eredi della sua testimonianza e del suo magistero, ci vogliamo “attraversati dallo stesso Vento”; anzi, coinvolti nella stessa pentecostale “ebrezza e tempesta di Dio”. Anche noi, con cautela e in punta di piedi per non calpestare nessuna traccia utile alla nostra ricerca, aspiriamo ad entrare nel “campetto privato” di don Massimo – che ora non è più uno spazio virtuale ma spirituale – e beneficiare della sua “ricchezza”.

A dieci anni dal suo “ingresso” nella Terra promessa, sentiamo il bisogno di seguirne le orme, ingolositi dalla “fragranza di Vangelo” che ancora emana la sua memoria tra noi. Che non è semplice ricordo ma… presenza. Come ci avverte la professione di fede nella Comunione dei santi: in ragione della quale non concediamo alla morte l’ultima parola sulla nostra vita. Avvolta, dall’inizio fino al suo compimento, nell’amore immarcescibile di Dio. Dall’inizio: cioè dall’origine. Nella vicenda di don Massimo “gli inizi”, ad ogni tappa del suo percorso umano e ministeriale, sono sempre stati importanti. Ed hanno rappresentato, effettivamente, un “momento di grazia”. La “grazia degli inizi”, appunto.

Nella sua considerazione, però, un posto privilegiato occupavano gli “inizi familiari”. Ovvero… le radici. Che egli definisce con espressioni semplici ma evocative: “l’aria della mia terra”, oppure “il profumo della Bassa”, “la mia gente”, “casa mia”. Il riferimento è indubbiamente al suo “mondo piccolo”, a Cividale Mantovano: di cui, orgogliosamente, si sentiva figlio. In una lettera del 4 febbraio 1999 (che custodisco con affetto e devozione), mi manifestava una certa benevola meraviglia per la mia nomina a parroco del suo paese:

«Carissimo don Angelo… puoi immaginare la mia gioia nel sapere che la Comunità dalla quale provengo e nella quale sono stato iniziato alla fede, ora è affidata a te come nuovo pastore… La Provvidenza, nei suoi disegni imprevedibili, non perde occasione per meravigliarci…!».

Ecco: mi piace sottolineare che don Massimo veniva dalla “Bassa padana”, dove perfino i ministri di Dio sono figli della loro terra. Come il don Camillo immortalato da Giovannino Guareschi! Nel quale convivono “cattolicamente” (sempre in tensione ma senza escludersi) una fede inossidabile con l’inquietudine per i “lontani”, una certa intransigenza con la capacità di dialogare con tutti, l’indole contemplativa con il gusto di sporcarsi le mani, un’incontrollabile allergia al male e, nel contempo, una profonda compassione per la miseria umana. E un’innata empatìa con la gente umile e… umiliata. I preti della Bassa sono così. Poco inclini ai bizantinismi. E soprattutto ai compromessi. Ma versatili. E’ stata una vera benedizione incontrarne tanti sulla mia strada: uomini di mente e di passione, testardi come i muli ma capaci di leggerti nell’anima e di piangere con te, con il cuore tenero e le ossa dure. Sulle spalle dei quali la Chiesa di Cristo ha potuto resistere a tutte le bufere.

Forse – come spiega Guareschi – è proprio “l’aria del mondo piccolo”, pervasiva e incisiva come il vento dello Spirito da cui si sono lasciati “attraversare”, ad aver dato loro una fisionomia tanto originale! Don Massimo, nonostante si sia incarnato appieno dentro i contesti del suo servizio pastorale, è sempre stato “un prete della Bassa”. Coscientemente. Ostinatamente.

Tra una settimana faremo memoria del suo “giorno natalizio alla vita eterna”. Lunedì 7 aprile, alle ore 20.30, celebreremo a Calcio l’Eucarestia di suffragio nella “sua chiesa arcipretale”: presiederà don Davide Schiavon, seminarista di don Massimo a Castelleone e suo vicario a Sabbioneta.

Nella serata del 18 maggio, poi, i nostri Cori parrocchiali, unitamente alla Schola cantorum S. Giulia di Cividale, proporranno, sempre in S. Vittore, una meditazione in musica, intervallando la lettura di alcuni scritti di don Massimo con il canto. Una sosta di ascolto… e ci sembrerà di essere, a nostra volta, “attraversati dal Vento”.

Ultimo aggiornamento: 29 Marzo 2025