DIECI ANNI CON MATTARELLA… UOMO PER TUTTE LE STAGIONI
L’ho ripetuto e lo ripeto – talvolta nervosamente – a me stesso, ad “amici e conoscenti” e perfino a Dio: “Meno male che c’è Mattarella!”. Veramente.
Se l’Italia, nelle relazioni internazionali, è ancora credibile; se gli Italiani si sentono ancora un popolo e anche una nazione; se la nostra gente mantiene, nonostante tutto, un minimo rispetto delle istituzioni…
oggi lo si deve esclusivamente al Presidente della Repubblica, che gode di una stima e di una autorevolezza senza incrinature tra gli adulti e i giovani, dal Nord al Sud del nostro “bel Paese”, oltre che in Europa e nel mondo.
Se poi confrontiamo il nostro Capo dello Stato con i suoi omonimi vicini e lontani, in Russia, negli Stati Uniti e in America Latina, in Cina e in Medio Oriente… la sua figura giganteggia, per la fermezza mite, la sapienza e la rettitudine, in un sottobosco di personaggi “lillipuziani”, consumati dall’ambizione, venduti ai poteri forti e occulti, narcisisti fino al ridicolo, tracotanti senza vergogna.
In carica dal 31 gennaio 2015, e riconfermato il 29 gennaio 2022 – quando accettò la rielezione per senso
di responsabilità – Sergio Mattarella ha accompagnato il cammino dell’Italia in tutte le stagioni di un decennio nel quale è sembrato prevalessero il grigiore degli autunni e il rigore degli inverni, piuttosto che il risveglio delle primavere e il rigoglio delle estati. Ad ogni buon conto egli è stato e continua ad essere davvero “un uomo per tutte le stagioni”, nel senso nobile che lo scrittore Robert Bolt attribuisce al politico Thomas More (+1535), cancelliere illuminato e integerrimo dell’Inghilterra di Enrico VIII, e martire della fedeltà alla propria coscienza (oltre che “santo” per la Chiesa Cattolica).
Arbitro imparziale nella complessa formazione degli Esecutivi che si sono succeduti durante la sua presidenza, a Mattarella non sono stati risparmiati insulti espliciti o velati, volgari e intimidatori: ma anziché intaccare il suo “ruolo di garanzia”, lo hanno, al contrario, rimarcato ed esaltato. In effetti… più ci penso e più me ne convinco: per fortuna c’è Mattarella!
A “ricucire” pazientemente gli strappi nel tessuto sociale, a ricompattare le gente attorno ai grandi valori civili, a richiamare la politica al servizio del bene comune, ad onorare i buoni esempi, a sollecitare il rispetto delle regole comunitarie, a ricordare i principi costituzionali, a celebrare gli ideali del vero europeismo, a vigilare sulle derive antidemocratiche del populismo…
Meno male che c’è Mattarella! A difendere i risparmi degli Italiani contro manovre economiche pericolose e azzardate, ipocritamente spacciate per popolari: meritandosi, per tale ragione, l’assurdo e rabbioso tentativo di “procedura d’impeachment” (incriminazione) evocata durante la fase, delicatissima, della formazione del “Governo giallo-verde” nel 2018.
Meno male che c’è Mattarella: a sostenere il volontariato contro la pretesa di un neo-statalismo che applicherebbe perfino “tasse sulla bontà”.
Meno male che c’è Mattarella: a metterci in guardia da «figure di neo-feudatari del Terzo millennio –
novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche» (Discorso all’Università di Marsiglia, 5 febbraio 2025).
Meno male che c’è Mattarella: a vigiliare sulla tentazione di lasciarci “schiacciare” «tra oligarchie e autocrazie… con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice” » (idem).
Meno male che c’è Mattarella: a svelarci l’ottusità colpevole di «quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle» (idem).
Meno male che c’è Mattarella: a rivendicare per tutti il diritto di sentirsi responsabili e protagonisti di una “comunità di vita”. Ecco: l’Italia auspicata dal Presidente è una “comunità di vita”. Espressione che spesso “rilancia”, ribadisce e spiega nei suoi interventi ufficiali: «Sentirsi “comunità di vita” – dichiarava nel messaggio augurale per il nuovo anno solare 2019 – significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri… “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme… Vuol dire anche essere
rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi – come è giusto – per le proprie idee, rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore». Il 31 dicembre scorso, nel memorabile discorso indirizzato agli Italiani a chiusura del 2024, il Capo dello Stato ancora una volta ha insistito:
«C’è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme. In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto ad una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni… La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza. A livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti…».
Meno male che c’è Mattarella! Che crede ancora nella “sfida della buona politica”: quella che – secondo papa Francesco – “può diventare veramente una forma eminente di carità… se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone… praticando la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà”.
Meno male che c’è Mattarella: custode dell’unità del Paese e della Carta Costituzionale più bella del mondo… la nostra.
Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio 2025