ANTI-SEMITISMO ED ALTRE LEBBRE
La notizia è data per certa dai grandi mezzi dell’informazione nazionale: la senatrice a vita Liliana Segre, ebrea italiana sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, sarebbe oggetto di oltre 200 messaggi di odio al giorno.
Il suo ruolo istituzionale, in effetti, e la sua “missione” pubblica di testimone dell’Olocausto nazi-fascista, la rendono un bersaglio privilegiato per chi intende dare “visibilità” al proprio disprezzo verso i figli di Israele. A distanza di 80 anni (27 gennaio 1945) dalla drammatica “rivelazione” della Shoah, c’è chi continua a seminare, con diabolica lucidità, in Italia, in Europa e nel mondo, la zizzania della discriminazione razziale. Che è, dunque, un “virus” ancora vivo e letale. Oltre che mostruoso e irrazionale. E assolutamente contrario al Vangelo del giudeo Gesù di Nazareth.
Lo dichiarò, senza mezzi termini, san Giovanni Paolo II durante la storica visita – la prima da parte di un pontefice – alla sinagoga di Roma, il 13 aprile 1986. Dopo aver riconosciuto come “gravemente deplorevoli” gli atti di segregazione e di ingiustificata limitazione della libertà religiosa e civile perpetrati nei confronti degli Ebrei da parte dei Cristiani nel corso dei secoli, papa Wojtila aggiunse:
«Una parola di esecrazione vorrei, una volta ancora, esprimere per il genocidio decretato durante l’ultima guerra contro il popolo ebreo e che ha portato all’olocausto di milioni di vittime innocenti. Visitando, il 7 giugno 1979, il lager di Auschwitz e raccogliendomi in preghiera per le tante vittime di diverse nazioni, mi sono soffermato in particolare davanti alla lapide con l’iscrizione in lingua ebraica, manifestando, così, i sentimenti del mio animo: “Questa iscrizione suscita il ricordo del popolo, i cui figli e figlie erano destinati allo sterminio totale. Questo popolo ha la sua origine da Abramo che è padre della nostra fede come si è espresso Paolo di Tarso. Proprio questo popolo, che ha ricevuto da Dio il comandamento “non uccidere”, ha provato su sè stesso in misura particolare che cosa significa l’uccidere. Davanti a questa lapide non è lecito a nessuno di passare oltre con indifferenza”».
Giovanni Paolo II, quindi, puntualizzò:
«Anche la Comunità ebraica di Roma pagò un alto prezzo di sangue. Ed è stato certamente un gesto significativo che, negli anni bui della persecuzione razziale, le porte dei nostri conventi, delle nostre chiese, del Seminario romano, di edifici della Santa Sede e della stessa Città del Vaticano si siano spalancate per offrire rifugio e salvezza a tanti Ebrei di Roma, brac-cati dai persecutori».
Sono trascorsi quasi quarant’anni dalle autorevoli affermazioni del pontefice polacco, che definì gli Ebrei “nostri fratelli maggiori”, ma l’antisemitismo è un vento malefico che continua a soffiare, malsano, sull’Europa e in ogni latitudine del pianeta, accarezzando estremismi di ogni genere, raccogliendo i miasmi di tutte le discriminazioni nuove e antiche. Anche in Italia. Qualche anno fa Liliana Segre si è fatta promotrice di una Commissione parlamentare per vigilare sui fenomeni del razzismo, dell’antisemitismo, dell’istigazione all’odio e alla violenza: la metà dei partiti dell’arco costituzionale non ha aderito! Che dire? Mi vergogno dei politici che mi rappresentano a Roma, cui manca non solo la determinazione ma anche l’intenzione di garantire a tutti la libertà di essere sé stessi, contrastando ogni forma di intolleranza…
Il 27 gennaio di ogni anno è, per tutti i cittadini europei, la “Giornata della memoria” per non dimenticare le vittime della Shoah: «Il futuro comune di Ebrei e Cristiani – ha dichiarato papa Francesco – esige che noi ricordiamo, per-ché non c’é futuro senza memoria». E’ sconvolgente, tuttavia, constatare come il ricordo dell’immane sofferenza subìta dagli Ebrei durante lo sterminio nazista non abbia impedito allo Stato d’Israele – vigliaccamente aggredito il 7 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza dai terroristi di Hamas – di reagire con una violenza altrettanto vergognosa e sproporzionata, senza alcun riguardo per i civili, gli anziani e i bambini innocenti, senza compassione per i malati ricoverati negli ospedali, ignorando del tutto i limiti al furore della vendetta imposti, in tempo di guerra, dalle convenzioni del diritto internazionale.
Non c’è alcuna giustificazione, pertanto, al massacro calcolato, insistente e indiscriminato – una sorta di “espiazione per procura dell’Olocausto” simile ad un nuovo genocidio – cui abbiamo assistito in tanti mesi, impotenti e disgustati, ad opera dell’esercito israeliano. Aveva ragione l’apostolo dei lebbrosi, il giornalista cattolico Raoul Follereau (+ 1977), quando gridava al mondo che la primissima lebbra da cui l’umanità deve guarire, radice di tutte le altre, è l’egoismo, che imputridisce il cuore, sprofondando la coscienza nell’abisso dell’indifferenza e della barbarie. Non a caso, forse, la “Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra”, ogni anno, si celebra nell’ultima domenica di gennaio, contemporaneamente alla commemorazione della Shoah.
Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio 2025