MARIA DI NAZARETH… OVVERO L’UMANITA’ SENZA MACCHIA
“La mia più bella invenzione – dice Dio – è mia Madre”: con queste parole – di vaga ispirazione dantesca – si introduce una famosa, quanto originale, preghiera di Michel Quoist, prete francese degli “anni ruggenti” e geniale interprete della modernità. Secondo il quale Dio si compiace di essersi “dato” una vera mamma. Bellissima.
«La sua anima – dice Dio – è assolutamente pura e piena di grazia. Il suo corpo è vergine e pervaso di una luce tale che, sulla terra, mai mi sono stancato di guardarla, di ascoltarla, di ammirarla».
In effetti, anche noi non ci stanchiamo mai di contemplare Maria di Nazareth: la sua bellezza riflette, senza ombre, lo splendore della sua interiorità “senza macchia”. Immacolata, appunto.
A lei gli antichi Padri della Chiesa hanno attribuito alcuni titoli molto audaci: “Tempio del Dio
vivente”, “Sposa dello Spirito Santo”, “Madre di Dio”. Noi rimaniamo incantati, soprattutto, dalla sua assoluta mancanza di compromessi con il male: forse perché siamo talmente esausti di inganni, di prepotenze, di ipocrisia e di immoralità che abbiamo sviluppato una specie di ipersensibilità – e di irresistibile attrazione – per ogni espressione di “umanità nuova”, rigenerata, luminosa, pulita.
Il pensiero che possa esistere un approdo alternativo allo stagno melmoso nel quale siamo impegolati, ravviva in noi la determinazione a non “lasciarci andare”, a non arrenderci.
Maria di Nazareth è davvero una donna moderna: incarna, infatti, l’inossidabile seduzione di una esistenza “diversa”, cioè evangelica, e quindi invidiabile. La Vergine ci ricorda che siamo fatti per vivere “in grazia”: che la nostra società laicista e secolare, suo malgrado, ne ha un estremo bisogno; che il popolo di Dio ne ha una struggente nostalgia; e che noi stessi non possiamo farne a meno.
La “grazia” è il liquido amniotico nel quale cresce in noi il germe della vita divina dopo che lo Spirito ci ha
concepiti nelle acque battesimali; è anche l’abito nuziale che ci identifica come invitati alla festa del “Gran Re”; è il respiro della nostra stessa sopravvivenza come figli di Dio. Vivere “senza macchia” è il contributo più importante e decisivo che possiamo offrire alla storia degli uomini per iniettare, nel “pianeta esanime”, la linfa di una speranza invincibile.
Ce ne siamo accorti a nostre spese: il progresso del mondo non dipende dalle strategie economiche
innovative, dall’organizzazione tecnologica e scientifica, dalle istituzioni o dalle ideologie. Disillusi dalla cruda realtà, che si è incaricata di smentire tanti nostri miraggi, ci accorgiamo, oggi forse più di ieri, di avere esclusivamente bisogno di gente “libera e pulita”: di uomini e donne che si lascino liberare, radicalmente, dal male e decidano di perseguire il vero, il buono e il giusto a qualsiasi costo.
Come Maria, modello dell’umanità “senza macchia”. Il tempo di Avvento – mariano per eccellenza – può aiutarci a familiarizzare con l’Immacolata, a riconoscere il suo ineguagliabile fascino di donna “graziata” e “graziosa”, ad affidare alla sua discrezione di Madre e alla sua sollecitudine di Sorella la nostra vocazione a “vivere santi e immacolati al cospetto di Dio nell’amore”. Per tornare a sperare: noi e l’innumerevole popolo degli smarriti di cuore.
Ultimo aggiornamento: 30 Novembre 2024