RIPENSARE LA VITA PER UNA NUOVA CULTURA DELLA VITA
Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 18a Giornata Nazionale per la vita
4 febbraio 1996
La Giornata per la vita è l’annuale appuntamento con le persone di buona volontà per riflettere sul valore della vita umana. In questa occasione noi, Vescovi italiani, rivolgiamo un messaggio sulla “nuova cultura della vita”
alla quale ha dato vigoroso slancio il Papa Giovanni Paolo II con l’Enciclica Evangelium vitae: una cultura che ispiri il rispetto assoluto della vita, dal concepimento alla morte naturale, sottraendola all’arbitrio di qualsiasi persona e di qualsiasi autorità.
Le violenze degli adulti sui minori, l’aborto, i bambini uccisi appena nati, la fabbricazione e la soppressione di embrioni umani in provetta e il non voler figli indicano, insieme con molti altri fatti di oggi, quanto sia urgente
tornare alle domande essenziali. Chi è l’uomo? Quale valore ha la vita umana concreta e la vita di ogni essere umano? Può, il diritto a vivere, dipendere dall’appartenenza a una nazione, a una razza, a una cultura? Può
dipendere dallo stato di salute, dagli anni di vita raggiunti? Può dipendere dalla decisione della madre, del medico, dell’autorità dello Stato? C’è un solo modo, che sia definitivo, per rispondere a queste domande e per
difendere la vita da tutte le possibili aggressioni: il riconoscere che il suo valore trascende l’uomo stesso, perché la sua origine è in Dio creatore.
È Dio che ha pensato e creato la vita dell’uomo, e l’ha amata facendola a sua immagine e somiglianza. Una nuova cultura della vita si formerà ascoltando la Parola che rivela Dio come Amore (l Gv. 4,8). Essa annuncia
che Dio è creatore e Padre, “amante della vita” (Sap. 1 1, 24-26).
Ma «la questione della vita e della sua difesa e promozione non è prerogativa dei soli cristiani – ci ricorda il Santo Padre – anche se dalla fede riceve luce e forza straordinarie; essa appartiene a ogni coscienza umana che aspiri alla verità e che sia attenta e pensosa per le sorti dell’umanità» (EV 101). Questa coscienza è indispensabile per fondare la convivenza civile sul rispetto della vita, e riconoscere che «la dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace del mondo» (Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo). Siamo convinti che quanto più è rigorosa e coerente
l’affermazione del valore dell’essere umano e della sua vita tanto più si costruiscono ponti tra credenti e non credenti. La cultura della vita è cultura di solidarietà. Essa include tra i poveri anche i non nati e i minacciati dall’eutanasia e richiama il rispetto del principio di non discriminazione. La difesa del diritto alla vita e la sua promozione riguardano ogni persona in ogni situazione, in qualunque stadio della vita, in qualunque condizione si trovi a vivere.
Questa nuova stagione di impegno per la vita ha bisogno della donna. Per questo, con Giovanni Paolo II (29 giugno 1995) auspichiamo un “nuovo femminismo” capace di esprimere il rapporto profondo tra la donna e la
vita. La donna può insegnarci a camminare accanto a ogni persona, anche con i più poveri, con i bisognosi di tutto. A partire dalla donna e da lei sollecitate potranno essere coinvolte, nella promozione della vita, le
famiglie intere, la comunità cristiana e la società civile. Per rendere efficaci i propositi formulati al convegno di Palermo dello scorso novembre e per accogliere concretamente la sapienza dell’Evangelium vitae chiediamo
che siano assunti, per l’anno che inizia, alcuni impegni precisi, scelti fra i molti che possono essere attuati. Primo impegno urgente è lo studio e l’approfondimento dell’Enciclica Evangelium vitae da parte di tutti i
cristiani. Se ne facciano promotori in modo particolare: coloro che hanno responsabilità educative, le persone consacrate, i sacerdoti, i catechisti dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, i responsabili della pastorale familiare,
i membri delle aggregazioni laicali, sostenuti dalla competenza dei teologi.
Il secondo impegno è per una maturazione della coscienza sociale a favore della famiglia “santuario della vita” mediante forme aggregative impegnate a sostenere le politiche familiari e valorizzando le associazioni familiari e il loro unirsi in Forum. Chiediamo ancora che, in ogni diocesi, l’attenzione alla vita si concretizzi nella promozione di consultori familiari e centri di servizio alla vita professionalmente validi e di sicura ispirazione cristiana. Invitiamo infine quanti esercitano la professione nell’ambito sociosanitario a impegnarsi in gruppi di riflessione sull’etica della vita. Affidiamo questo messaggio alle persone coraggiose e amanti della vita, cattoliche e non cattoliche, credenti e non credenti. Siamo fiduciosi che tutti possano riconoscere con Giovanni Paolo II, che la dignità e l’inviolabilità della vita umana fondano il rispetto dell’uomo, la sua libertà e la stessa democrazia.
Fonte: Centro per la vita di Cassino
Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio 2021